APPELLO PER IL JAZZ E LE ALTRE MUSICHE DI OGGI
gio14feb09:00APPELLO PER IL JAZZ E LE ALTRE MUSICHE DI OGGI09:00 Event Type Altri Concerti 2013
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Gia oltre 1500 le firme raccolte per la petizione del mondo del jazz che chiede alle forze politiche provvedimenti in grado di favorire una migliore conoscenza di questa musica sul
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Gia oltre 1500 le firme raccolte per la petizione del mondo del jazz che chiede alle forze politiche provvedimenti in grado di favorire una migliore conoscenza di questa musica sul territorio nazionale e allestero e migliori condizioni per i musicisti e gli organizzatori del settore. Lanciato dal critico Filippo Bianchi con il sostegno della Associazione L-Jazz alla petizione hanno aderito Enrico Rava Paolo Fresu Stefano Bollani Franco Cerri Franco DAndrea Giorgio Gaslini Fabrizio Bosso ed artisti quali Ottavia Piccolo Marco Risi Stefano Benni Serena Dandini Niccolò AmmannitiPaolo Pietrangeli PER – IL JAZZ un appello da musicisti ed operatori del jazz La cultura come settore strategico – Varie forze politiche hanno dichiarato di voler includere lo sviluppo del settore cultura fra i punti cardine del governo a venire. Questo documento intende ricordare loro che il jazz è una componente fondamentale della cultura mondiale e di quella italiana. Il secolo del jazz – Nel corso del XX Secolo e oltre nessunaltra espressione ha così tanto influenzato luniverso delle arti circostanti e se ne è fatta influenzare dal cinema alla danza dalla pittura alla letteratura. Inoltre anche in virtù della sua indole cosmopolita il jazz è stato praticato seguito da tutte le classi sociali e da tutte le razze dimostrando nella pratica la natura universale della musica. Jazz in Italia – Nellultimo trentennio il nostro Paese ha conosciuto unimpetuosa crescita di interesse per il jazz da parte del pubblico non solo nei grandi centri urbani ma anche nelle periferie più remote. Parallelamente sono cresciute generazioni di musicisti di alto profilo anche internazionale. Questo fenomeno è stato registrato dalle istituzioni pubbliche con atteggiamento tiepido e sostegno del tutto inadeguato. Uno sguardo allEuropa Nella grande maggioranza dei Paesi europei il jazz e le musiche affini godono di forme di finanziamento paragonabili a quelle della musica classica. Gli esempi più evidenti di queste politiche culturali vengono dalla Francia dallOlanda dalla penisola scandinava. Il paragone con questi Paesi evidenzia lassoluta arretratezza della situazione italiana. Alcune modeste proposte I firmatari di questo documento richiedono che vengano adottati alcuni provvedimenti in grado di favorire una migliore conoscenza di questa musica sul territorio nazionale e allestero e migliori condizioni per i musicisti e gli organizzatori del settore. IL TESTO COMPLETO La cultura come settore strategico Varie forze politiche hanno dichiarato di voler includere lo sviluppo del settore cultura fra i punti cardine del governo a venire. È una buona notizia per molti motivi: la cultura incide profondamente sulla qualità della vita delle persone ma è anche un volano di sviluppo economico notevole in un Paese come lItalia che ha un imponente capitale finora sottoutilizzato sia di patrimonio storico che di talento vivente. Scopo di questo documento è quello di contribuire a una migliore conoscenza e comprensione di un ambito artistico – il jazz e le musiche che gli sono affini – fra i più trascurati dalle istituzioni culturali nonostante abbia acquisito in questi anni un ampio bacino di pubblico e una ragguardevole reputazione internazionale che prefigurano un elevato potenziale di moltiplicazione di ricchezza e di lavoro finora incomprensibilmente poco considerato. Inoltre proprio per la sua natura anfibia di musica darte nata però da radici popolari lanalisi del mondo del jazz può contribuire a chiarire un rapporto fra pubblico e privato che allo stato attuale è piuttosto confuso essendo il mercato culturale divenuto una grande zona grigia assai generosa di profitti privati e sempre più povera di ricadute pubbliche. Queste riflessioni provengono dal mondo del jazz ma sono evidentemente applicabili ai numerosi altri ambiti di musiche darte non accademiche che ne condividono le problematiche. Il secolo del jazz Raramente i grandi fenomeni culturali sono durati più di un secolo. Basti pensare al teatro elisabettiano al secolo doro della pittura fiamminga del teatro francese o di quello spagnolo. Il jazz ha ormai perfino superato quelletà veneranda ed è difficile negare che il XX dellera cristiana sia stato appunto il secolo del jazz. Anche perchè a parte il dato cronologico nessunaltra espressione ha così tanto influenzato luniverso delle arti circostanti e se ne è fatta influenzare in unimpressionante varietà di orientamenti: il cinema dai cartoons degli anni Venti fino a Woody Allen la danza dal fox trot fino a Carolyn Carlson la pittura da Mondrian a Basquiat la letteratura da Fitzgerald a Cortazar la musica accademica da Stravinsky a Penderecki la sociologia perfino se pensiamo alle teorie di Alfred Schutz Un elenco anche molto parziale durerebbe parecchie pagine. Altrettanta varietà si può rintracciare nel suo destinatario sociale: i frequentatori delle chiese e quelli dei bordelli il pubblico degli scantinati e quello dei teatri dopera. Si dice giustamente che il jazz sia stato la prima forma darte nata in America. Ma non si può dire che il jazz appartenga agli americani come il fado ai portoghesi o la tarantella ai napoletani. È stata infatti la prima forma darte statutariamente cosmopolita in cui le varie componenti di immigrati nel Nuovo Mondo traducono in una lingua comune gli influssi di provenienza ed il primo luogo di comunicazione nel quale le varie etnie altrimenti impegnate soprattutto a scannarsi fra loro (polacchi contro italiani neri contro cinesi irlandesi contro ispanici tutti contro tutti) si trovano piuttosto a suonare e creare insieme che è decisamente preferibile. Multirazziale e multiculturale dalla genesi il jazz dimostra nella pratica la natura universale della musica. È anche per questindole permeabile che già nei primi decenni di vita il jazz si è diffuso ad ogni latitudine pure nelle circostanze più difficili: dallUnione Sovietica in cui era considerato arte degenerata fino al District Six di Città del Capo in cui fu unico antidoto allapartheid. Jazz in Italia Esplicitamente osteggiato fino alla fine del secondo conflitto mondiale in Italia linteresse per il jazz ha avuto uno sviluppo più faticoso che in altri Paesi europei: ancora negli anni Settanta i festival dedicati a questa musica e i musicisti che vivevano professionalmente di essa si contavano sulle dita di una mano. Oggi non cè angolo della penisola in cui non si svolga attività jazzistica spesso a livelli qualitativi elevatissimi: non solo le metropoli ma le periferie più remote non a caso il jazz di massa è nato in Umbria e ci sono luoghi come Berchidda Clusone o Roccella Jonica assurti a una piccola celebrità planetaria solo per via del jazz. Quanto ai musicisti sono ormai migliaia molti di loro con un elevato profilo internazionale. Qual è stato latteggiamento economico e culturale delle strutture pubbliche nei confronti di questa crescita esponenziale? Non cè dubbio che forse perchè estraneo allambito accademico il jazz ha faticato e fatica a far riconoscere il proprio valore dalle istituzioni. Regioni ed enti locali sono stati di certo le strutture più generose di finanziamenti per questa musica. Con un interesse però troppo spesso motivato soprattutto dai numeri di botteghino dalle ricadute turistiche da ragioni altre rispetto ai valori sociali e culturali del jazz ormai riconosciuti a livello planetario anche dallUnesco che con listituzione della Giornata del jazz ha voluto includerlo fra i patrimoni dellumanità. Più problematico latteggiamento del Ministero per i beni e le attività culturali che ha ammesso sporadicamente a finanziamento un ristretto numero di iniziative ma secondo sue regole modellate sullambito classico che sono diverse sia nelle modalità organizzative che in quelle artistiche da quelle prevalenti nel jazz. In generale accade che il jazz sia comunque figlio di un dio minore. Così se una fondazione lirica decide di inserire un concerto di jazz nel proprio cartellone avrà diritto a un finanziamento x mentre se il medesimo concerto sarà organizzato da una struttura specializzata nellambito jazzistico il finanziamento sarà parecchio inferiore. Che è un discreto paradosso perchè penalizza la competenza specifica. Analoghe discriminazioni si verificano nei confronti dei musicisti che del jazz sono il patrimonio culturale vivente e che nonostante il grado di scolarizzazione spesso elevato vivono ben al di sotto dei loro colleghi di altri settori sia come reddito che come tutela previdenziale. Se il jazz è una musica darte i suoi protagonisti – musicisti e organizzatori – devono essere trattati alla stregua degli altri. Lestensione del pubblico del jazz è un progresso culturale di massa verso la comprensione di forme complesse e di un pensiero critico che non può non essere incentivato. Sarà anche utile rilevare che il pubblico del jazz non coincide per caratteristiche sociali e distribuzione territoriale con quello della musica classica: spesso non appartiene ai ceti più abbienti e non è concentrato nei grandi centri urbani ma è anchesso contribuente e quindi non si vede perchè debba godere di minori diritti. Uno sguardo allEuropa Per uscire un po dal provincialismo che spesso connota la nostra vita culturale conviene dare unocchiata a quanto accade fuori dai nostri confini. Si vedrà che il paragone con la situazione italiana è desolante: il raffronto fra le cifre misura una distanza di civiltà che va colmata. Linteresse internazionale per la scena jazzistica norvegese negli ultimi anni è molto cresciuto al pari di quello per la scena italiana. Solo che questultimo contrariamente al primo è cresciuto nonostante la totale mancanza di sostegno pubblico. Guardiamo qualche dato. In quel Paese di 4 milioni e mezzo di abitanti il Norsk Jazzforum viene finanziato con 1.475.965 di euro lanno mentre i 3 centri jazz regionali percepiscono un totale di 1.103.349 euro. Utile rilevare che le cifre menzionate non comprendono i finanziamenti ai maggiori festival che avvengono per altri canali. Al jazz va inoltre circa un terzo dei finanziamenti di Rikskonsertene per ulteriori 5.534.040 euro. Con un tale investimento e con tutto il rispetto per lelevata qualità dei musicisti norvegesi non cè da stupirsi se il mondo sè accorto dellesistenza del jazz norvegese Altri centri nazionali la maggior parte dei quali non hanno lonere di organizzare concerti ma solo fini promozionali conoscitivi e di sostegno allattività internazionale: Jazz Danmark 976.740 euro Jazz Services Ltd. (il suo ambito è limitato allInghilterra e non comprende il resto del Regno Unito) 547.055 euro Finnish Jazz Federation 434.658 euro Swedish Jazz Federation 790.000 euro Afijma (federazione di alcuni festival francesi il finanziamento è da riferirsi solo al costo della struttura) 364.783 euro. Lunica struttura federativa paragonabile in Italia è lassociazione I-Jazz che percepisce dal Ministero 12.000 euro lanno. Poco meno di un quinto della Hungarian Jazz Federation finanziata per 60.589 euro lanno in un Paese con una scena jazzistica del tutto sconosciuta fuori dai confini nazionali Utile ribadire che in ognuno dei Paesi suddetti le sovvenzioni per festival e rassegne sono da aggiungere agli stanziamenti sopra citati. I dati sono tratti da una ricerca commissionata dallassociazione Europe Jazz Network che consorzia circa 90 soci in 28 Paesi fondata in Italia nel 1987 e poi emigrata a Parigi per il disinteresse delle istituzioni italiane. Ancor più rilevanti dei dati economici sono le loro conseguenze in termini non solo di qualità della vita culturale ma di occasioni di lavoro sia per i musicisti sia per tutte quelle professioni che si muovono intorno alla musica. La capacità di moltiplicazione di ogni euro di denaro pubblico investito è impressionante: fra 3 e 7 a seconda dei parametri utilizzati. Soprattutto nel campo dellattività internazionale il finanziamento statale è spesso limitato allapertura degli accessi al mercato a musicisti che poi sul mercato internazionale si reggeranno da sè senza ulteriori oneri per il contribuente. Alcune modeste proposte I firmatari di questo documento richiedono che vengano adottati alcuni provvedimenti in grado di favorire una migliore conoscenza di questa musica sul territorio nazionale e allestero e migliori condizioni per i musicisti e gli organizzatori e le altre figure professionali del settore. In particolare richiedono: – Un diverso sistema di finanziamento della musica superando i limiti del Fus con una maggiore attenzione per le strutture specializzate nel jazz e nelle musiche doggi stemperando il privilegio esistente nella prassi se non nella legge verso la musica classica. – Che nella determinazione dei finanziamenti venga premiato il rischio culturale: lattività dei musicisti giovani o di quelli impegnati nella sperimentazione di nuove forme e nuovi linguaggi lattività dei promoter che operano in zone periferiche e disagiate. – Ladozione di parametri di valutazione che favoriscano il lavoro dei musicisti libero-professionisti oggi penalizzati rispetto a quelli stabilmente occupati. – Listituzione di una orchestra nazionale del jazz dotata di fondi per la creazione di nuovo repertorio e per la diffusione di questa musica sul territorio. Ad essa dovrebbe affiancarsi unorchestra giovanile selezionata assieme ai conservatori e alle istituzioni non statali riconosciute. – Listituzione nel campo del jazz e delle musiche doggi di uno speciale fondo per il sostegno dellattività allestero ambito nel quale attualmente i musicisti italiani operano in un regime che potremmo definire di concorrenza sleale stante che lattività dei loro colleghi di altri Paesi europei è da decenni sostenuta dai rispettivi istituti di cultura. Per contro i pochi fondi attualmente destinati al sostegno dellattività allestero sono destinati esclusivamente alla musica classica. – Listituzione di un fondo per la cooperazione volto a favorire le strutture di musicisti associati e le co-produzioni fra strutture organizzative. – Un costante lavoro sulla formazione e sul decentramento nella ricerca di nuovo pubblico a partire dalle scuole (dove le occasioni per conoscere la ricchezza dei vari linguaggi musicali sono pressochè inesistenti) e rafforzando le occasioni formative dalle scuole di musica fino ai centri di alta specializzazione. – Una più ampia presenza nelle commissioni di valutazione di esperti di musica jazz ed attuale non limitandola ai soli rappresentanti della musica classica e linclusione di commissari designati dal basso (promoter musicisti associazioni produttori). Val la pena rilevare infine che le nuove generazioni hanno accesso al jazz già nel sistema educativo pubblico che lo ha da tempo equiparato alle altre musiche. Infatti le cattedre di jazz nei conservatori sono numerose ed affollate anzi alcuni conservatori si tengono in piedi solo grazie allalto numero di studenti di quelle classi. In conseguenza di questo processo il sistema pubblico della concertistica dovrà quindi accogliere nuove e ancor più numerose fasce di musicisti e di spettatori. Sarà bene che si attrezzi a farlo prima possibile salvo si vogliano produrre musicisti disoccupati e spettatori frustrati.
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Orario
14 febbraio 2013 09:00